18/07/2015 – Paneveggio - Lusia
Gaetano, Claudio, Giovanni, Sergio, Max, Roberto
Chiuso il conto anche con l’Alpe di Lusia!
Bene
ci ritroviamo alle 7.30 al Cimitero (…!) con Giovanni e Claudio. Oggi
ci sono anche Max e Roberto, il duo Alpenjet. Mai nome fu più
azzeccato… ‘noi sen solo dei Ruzeni!’
Ad Ora carichiamo anche Sergio
che però prima deve sistemare il freno anteriore… in auto ha la parte
mobile dell’officina ed in 5 minuti è tutto a posto e si parte alla
volta di Paneveggio. Tragitto senza problemi fatto salvo qualche
turista che guida peggio dei ‘veci col capel…’.
Arriviamo così al
lago di Bellamonte, subito dopo a sinistra c’è il comodo parcheggio
(quota 1400 circa) in cui lasciare i mezzi a da cui parte la forestale
che ci porterà al rifugio Lusia a 2050 m.
Foto
di rito della partenza ed imbocchiamo la forestale che si snoda in un
zig-zag con pendenze anche oltre il 10% ma è all’ombra nel bosco, il
fondo è perfetto (in alcuni tratti sembra di pedalare alla bocciofila)
e la temperature è giusta. Il duo Alpenjet parte subito forte, Giò e
Sergio tengono alto l’onore dei Ruzeni ed anche Claudio, mi pare, è
poco staccato… io come al solito me la pedalo in solitaria e ci
ricompattiamo a quota 1900 al bivio della forestale che collega malga
Bocche e il rifugio Lusia. Il cartello dice 4.5 km e circa 150 m di
dislivello: praticamente pedaliamo su una curva di livello e siamo al
rifugio Lusia appena fuori dal bosco.
E’
presto per mangiare… facciamo il punto e capiamo subito che il
proseguio (per la forcella Bocche che ci aprirà la porta dei laghi di
Lusia) sarà un bel tratto a spinta… il dislivello mancante alla cima
Coppi del giro è di circa 450 metri.
Decidiamo quindi per uno
strudel ed un Radler… piccolo, riempiamo le borracce e partenza! Primo
tratto leggermente pedalabile… poi si inizia con la fase a spinta che
ci accompagnerà fino alla forcella salvo qualche breve tratto in cui si
prova a stare in sella.
La fase di spinta è faticosissima per il sole
che picchia e per il fatto che spingiamo su un fondo di porfido molto
sconnesso e ci tocca continuamente alzare la bici… spesso con tratti di
bici a spalla! In ogni caso siamo POT-Ruzeni e non ci spaventano di
certo queste cosette.
Durante la salita si apre anche uno scorcio
fantastico sul Catinaccio e sulla valle del Vajolet… si vede bene il
sentiero fatto lo scorso anno nel giro di Antermoia che congiunge il
rifugio Vajolet al rifugio Principe.
Tra Madonne e Santi vari
arriviamo alla forcella. La vista sulle Pale di San Martino è magnifica
ed il Cimon della Pala ci accompagnerà poi per tutta la discesa. Da qui
si vede bene anche tutto il versante sud del Latemar con la cima
Diamante (salita con Sergio ed altri amici negli anni ’70).
Intravvediamo anche il Corno Nero, la Pala di Santa e Passo Feudo.
Immancabili
foto alla forcella, quattro chiacchiere coi turisti che sono sempre
meravigliati a vederci in certi posti con la bici ed è ora di iniziare
a scendere. Circa 200 metri più a valle c’è uno dei laghetti di Lusia e
già ci pregustiamo l’immancabile pediluvio.
Il sentiero è un po’ in
trincea, stretto e molto sassoso. Con Giovanni chiudiamo il gruppo e
come sempre ci vogliamo provare almeno in qualche tratto. Però è molto
dura e ci tocca anche qui una fase a spinta… ma qualcosa portiamo
comunque a casa… scapuzzamenti compresi! Gli altri intanto sono già in
ammollo nel laghetto la cui acqua non è gelida non essendo molto
profondo. Quindi pediluvio per tutti e ci fermiamo per una buona
mezz’ora, ne avevamo bisogno.
Ripartiamo. La guida ci dice che ora è
la volta del tratto con radici fino alla malga Bocche. Il sentiero si
snoda stretto ai limiti del bosco. Si riesce abbastanza a stare in
sella, qualche tratto a spinta. Su un tratto veramente insignificante
(calo di attenzione e stanchezza) la bici mi si impunta e volo giù per
il prato… purtroppo però il terreno che scende dal sentiero è un po’
strapiombante e quindi faccio un bel volo per atterrare qualche metro
più sotto: un botta alla schiena (stavolta lo zaino non mi ha
protetto…). Per fortuna ad un passo scorre il torrente in cui ho modo
di rinfrescarmi e fare la conta dei danni. A parte la botta alla
schiena (poi prontamente ‘raffreddata’ da Sergio con apposita
bomboletta di gas refrigerante) tutto ok e si riparte.
Ancora
altri bei tratti tecnici e le radici effettivamente non mancano. Anche
Giovanni in un doppio passaggio su radici ben pronunciate… il primo ok
e sul secondo giravolta pure per lui ma senza danni.
Arriviamo così
a Malga Bocche che sono le 15 circa… un po’ di fame è nell’aria e
davanti al magnifico panorama delle Pale col Castelaz sul davanti…
Weizen e Polenta con formaggio fuso per quasi tutti… Claudio va di
minestra d’orzo, ottima scelta anche questa.
Due parole sulla
ristorazione alpina del trentino però dobbiamo ri-farle. Allora:
intanto qui il Seimsurk non lo fanno (al rifugio Lusia lo facevano a 11
Euro!). Poi chiediamo: ‘5 Weizen!’ Risposta. ‘Weizen non le abbiamo…
abbiamo la Franziskaner!’ Mah che dire… Poi ci portano le posate
imbustate col tovagliolo in un fodero di carta come in mensa. Le dosi
poi non sono nemmeno un gran chè ed alla richiesta di avere un po’ di
pane, arriva un cestino con UNA, dico 1, tartaruga tagliata a fette… ma
siamo in 6 e veniamo già dalla forcella Bocche!
In Suedtirol se
chiedi il pane ti arriva il campionario della tradizione: Finschgerle,
Schuttelbrot, Shwarzbrot ecc. Mah… anche il bicchiere della birra non è
il classico bicchiere da Weizen… Conveniamo che in Alto Adige è tutta
un’altra cosa. Trentini dismissiatevi!
Qualche
momento di relax per tutti e prima che ci… addormentiamo forse è meglio
ripartire. Pieno alle borracce e via per un sentiero che nel primo
tratto si rivelerà molto bello e tecnico fino a quando arriviamo alla
forestale che porta diritta al centro visitatori del parco di
Paneveggio. Qui forse sbagliamo qualcosa e ci facciamo tutta la
forestale… vabbè sarà per un’altra volta.
Scendiamo per circa 200
metri sulla strada asfaltata per tornare al parcheggio dove avevamo
lasciato le macchine. Circa 150 m di salitella e qualcuno vuole fare lo
sprint finale… fate fate che così vi costerà il giro di birre finale
che faremo al San Lugano alla salute del vincitore: si dice il peccato
ma non il peccatore.
Tutto bene quindi? Non del tutto… intanto che
ci riassestiamo per il rientro Sergio decide di provare la bici di
Claudio… peccato che non riesca ad uscire dai pedali in tempo.
Risultato: ruzzolone da fermo con escoriazione ginocchiale… Vebbè,
incerti del mestiere!
C’è anche il tempo per qualcuno di
comprare un bel pezzo di Puzzone al caseificio di Predazzo… gnam gnam e
per tutti l’ultima bevuta in compagnia della giornata al San Lugano nei
pressi della ‘Vecia Stazion’, ‘de la Vecia Ferrovia’!
Sul mio computer alla fine sono circa 20 km con circa 1100 m di dislivello.
E
come è, che per così poco, ci abbiamo messo tutta la giornata? Mah la
risposta è sempre la stessa: non siamo in gara e ci piace farci i giri
per i posti e la compagnia sempre magnifica.
Grazie a tutti i partecipanti ed alla prossima!
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