Gaetano, Carlo, Claudio, Ivan, Giovanni, Mauro, Franco, Alex
Ola bikers,
Beh… come fare un resoconto di una giornata così? Le parole, qualsiasi parola, non darà mai l’idea di cosa è stato il 27/09/2014 sopra/sotto/dentro/intorno al Catinaccio di Antermoia!
Si inizia puntualmente col ritrovo alle 7.00 al parcheggio della funivia del Colle. Tutti presenti: io, Carlo, Ivan, Alex, Giò, Franco e Mauro (amico di Carlo) e Claudio. 8 bikers è il numero massimo di partecipanti (mancava solo Sergio, assente giustificato per le ferie… beato lui!). 3 auto-equipaggi e via alla volta di Mazzin in val di Fassa.
Esplorando con Google Map avevo visto un bel parcheggetto proprio prima di Mazzin (a sx) da cui appena sopra parte una prima forestale (Tour 208) che porta al secondo (o quarto) tornante della strada che da Pozza porta a Gardeccia. La temperatura è circa 6 gradi… ma quello che più conta è che le nuvole, finalmente, non ci sono! Si sale per la strada asfaltata un po’ coperti ma si capisce che ci sarà da sudare e man mano che si sale si comincia con lo spogliarello. Poi compare anche il sole e qui la giornata si preannuncia fantastica. Salendo per Gardeccia ad un certo punto c’è una deviazione a sx per forestale, io vorrei proseguire sull’asfalto che è più comodo… ma tutti votano per la forestale… e forestale sia. La percorriamo per qualche centinaio di metri e dopo aver attraversato il torrente ci riporta sulla asfaltata. Da qui con pendenze del 14% di media ma anche fino al 17% arriviamo a Gardeccia (1900 m) dove ci facciamo il primo caffè/macchiato della giornata. Inauguriamo anche il fondo cassa che così non ci farà perdere tempo in conti ogni volta che arriveremo ai rifugi. 20 Euro a testa per iniziare (che poi basteranno). Tempo magnifico, temperatura ok e ripartiamo per il rifugio Vajolet… qui la strada diventa una carrareccia con tratti a pendenze impossibili e si inizia con i la manovra a spinta. Qualcuno (Giò, Carlo, Ivan) ci provano a stare sui pedali con i soliti brillanti risultati. Il gruppo comunque procede abbastanza compatto… sarà per non rischiare di non entrare nelle numerose foto che si stanno scattando?
Arriviamo così al rifugio Vajolet (2200 m) dove si parte col secondo giro di caffè ed uno strudel per me… ma dopo poco arrivano altri strudel e belle fettone di torta saracena. Eh da qui in avanti sarà un’altra storia. Infatti ripartiamo, la prossima meta è il rifugio Principe a 2600 metri. Qui la salita è veramente dura e salvo qualche tratto pedalato si va a spinta tra qualche turista che dalla faccia che fa a vederci in bici da queste parti sembra dire ‘Ma questi….?’. Comunque prendiamo solidarietà ed forse ammirazione… nessun turista pare indispettito dalla nostra… ingombrante presenza.
Arriviamo così al Rifugio Principe (2600 m). Il posto è magnifico: nuvole non pervenute, tempo incredibile. Da qui si vede bene cosa ci toccherà fare per salire al passo di Antermoia che sta a 2770 m. Decidiamo quindi di mangiare qualcosa… col buco nello stomaco non si va da nessuna parte e poi è già mezzogiorno passato. Quindi Spiegleier mit Speck und Röstkartoffeln (SEiMSiRK, mi son stufato di scriverlo per esteso, pronuncia ‘Saimsirk’) und Weizen per quasi tutti (la Weizen…). Qui il Seimsirk costa solo 9 Euro… Cavoli,
considerando il po
sto è un prezzo più che onesto, faccio i complimenti al gestore del rifugio che apprezza). Nota: il caffè al Vajolet costava 1.20 (e con i fondi… alla greca). Qui al Principe, 400 metri più in alto, costa 1 Euro (e non ha i fondi)!
Bene, rifocillati siamo pronti per la parte più dura del giro, abbiamo circa 200 m di dislivello da superare dove di pedalare non se ne parla e da vecchio alpinista potrei dire che ci sono anche tratti di primo/secondo grado… bici in spalla e via. I vari turisti che ci sono ci chiedono da dove veniamo e dove andiamo… uno di questo ci dice che ‘siamo ben matti…’ che gli vuoi rispondere? ‘Che è vero!’
Arriviamo così ad una prima sella da dove la vista verso sud-ovest (Ortles, Adamello ecc.) si perde all’orizzonte, nessuna nuvola ci contrasta lo sguardo… un altro po’ di foto e saliamo ancora di poco e siamo così al mitico passo di Antermoia a 2770 metri di quota e con… la bici! Questa è la cima Coppi di sempre, almeno per quanto mi riguarda ma penso anche per gli altri.
Foto in ogni dove e con ogni sfondo. Non ci sono parole per descrivere cosa si prova a stare quassù con la nostra bici! Ok, ci prepariamo per la discesa verso il lago di Antermoia che dal passo però non si vede. La valle è una valle glaciale bellissima che piega a destra e terminerà verso il lago omonimo. Ma prima c’è il sentiero che scende e che è abbastanza duro anche questo, solo qualche tratto sui pedali e per qualcuno qualche tratto sulla neve dei nevai che, data l’esposizione a nord, per quest’anno non si scioglieranno. Arriviamo così alla base della valle e ci lanciamo lungo la stessa fino al lago di Antermoia a 2500 metri. Il lago è colmo, il gestore del rifugio di Antermoia, un po’ scorbutico ma l’è en montanaro…, ci dice che di questo periodo solitamente è quasi vuoto. Meglio così, il posto è magnifico e stavolta il pediluvio è per tutti e non solo per Giovanni. Ci fermiamo per una mezzoretta e poi piccola sosta al rifugio di Antermoia che è in ristrutturazione, ma comunque aperto abbastanza per darci una Weizen che ci offre Claudio in onore dei suoi primi 50 anni. Ancora AUGURI!!
Con le Pale di San Martino ed il Cimon de la Pala alle spalle, facciamo il punto e ripartiamo verso il passo di Dona. Passo sconosciuto a tutti, lo raggiungiamo dopo una piccola discesetta ed una risalita…
Siamo così al passo di Dona da dove si apre un meraviglioso panorama che partendo da Rascesa, Seceda, Odle e passando per Sassopiatto, Sassolungo, Gruppo del Sella (Mesules, Valle di Lasties, Piz Boè, Sass Pordoi…) arriva fino alla Marmolada Che si può volere di più? Emozionante è una parola che non basta a descrivere le sensazioni che si provano.
Anche qui via con le foto e poi ripartenza per il Pian de Le Gialine e la val De Dona. Sentiero molto bello e tecnico che si riesce per i più a farlo in sella… però la stanchezza si fa sentire. Ad un bivio del sentiero Claudio è leggermente sotto… io arrivo da sopra e, ancora non ho capito come e/o cosa, la bici mi si impunta (praticamente da fermo) e mi capotto… centrando Claudio che stava solo lì bello fermo anche per darmi strada. Purtroppo roviniamo entrambi fuori dal sentiero. Claudio si ferma io invece dopo qualche rotolone riesco a rialzarmi ma non a fermarmi. Inizio a correre giù per il versante… non riuscendo a fermarmi data la pendenza elevata: Deja vù dello scorso anno a Rasceda/Seceda, solo che lì il versante era costituito da un bel prato verde e soffice…. Quindi decido di sedermi sul ghiaino in piena corsa nella speranza di arrestarmi… cosa che mi riesce anche se mi trovo almeno 50 metri più in basso. Fatta la conta dei danni fisici (fortunatamente solo qualche escoriazione di poco conto) inizio a risalire dove mi aspetta la mia bici e Claudio rialzatosi nel frattempo. Per Claudio qualche botta e forse un bello spavento nel vedermi arrivargli addosso… il tutto sarà durato un secondo. Beh… poteva andare anche peggio.
Riparazione alla bici (fascetta sulla forcella per il sensore velocità del computer) e qualche cerotto su un mio dito e ripartiamo. Cavolo questa discesa era bellissima… beh me la godo comunque fino a che raggiungiamo gli altri che ci aspettano almeno 200 metri più in basso.
Siamo sul Pian de le Gialine (che in pratica condivide l’inizio della valle di Udai e di De Dona). Facciamo 1km scarso tra i prati e svoltiamo a sx per la val De Dona: una forestal-carrareccia fatta a tutta fino al rifugio Dona… che sarebbe chiuso ma se volessimo qualcosa ce lo darebbero. Decidiamo per proseguire quando Giovanni fora la posteriore: eddai con le discussioni sulla pressione delle gomme in funzione della velocità per capire per quale motivo si fora… beh riparazione e via: la carrareccia diventa ora una strada dalla pendenza impossibile, in alcuni tratti anche col sedere sulla ruota posteriore sembra di ribaltarsi. Alcune curve hanno pendenze impossibili e ci sono anche tratti con due scie di cemento larghe si e no 40 cm su cui si deve stare. Onore a Mauro che si fa tutta la discesa col solo freno anteriore… eh ad usare le bici degli altri… (figlio). Arriviamo così al bivio per Mazzin a dx e Fontanazzo a sx… via per Mazzin ed arriviamo alla fontana vicino al parcheggio della macchina… giusto in tempo per una foratura per Carlo. Nessuna riparazione: 100 metri a piedi e carichiamo le bici pronti per il rientro. Le cime dolomitiche della val di Fassa ci fanno da contorno nella luce di un bellissimo sole serale.
Al Passo di Costalunga c’è tempo per una ultima Weizen… ma solo qualcuno va di Weizen, siamo un po’ stanchi? Si certamente ma soddisfatti come non mai. Ultimi saluti reciproci e via verso casa. Sveglia alle 6.00 rientro per le 19.30/20.00 una bellissima giornata!
Grazie a tutti della partecipazione e peccato per chi non c’era… ma forse oggi mancava veramente solo Sergio e magari Davide che avrebbe ostiato come non mai dato che avrebbe preferito certamente lo Spigolo de Lego, Punta Emma o la Preuss sulla seconda torre del Vajolet?
Ah, dimenticavo: alla fine solo 26 km e 1.450 m di dislivello… ma per così poco vado a Monticolo, direbbe qualcuno! Riguardando le foto scattate però non c’è storia. Viva le Dolomiti e pensiamo a che fortuna abbiamo ad averle, praticamente, dietro casa!
Alla prossima,
Gae.
PS Cultural-POT:
Due massime di Guido Rey (http://it.wikipedia.org/wiki/Guido_Rey), la prima dalla mia tessera CAI del 1980 e la seconda dalla tessera di mia figlia del 2002:
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Io credetti e credo nella lotta coll’Alpe utile come il lavoro, nobile come un’arte, bella come una fede.
La montagna è fatta per tutti, non solo per gli alpinisti: per coloro che desiderano il riposo nella quiete come per coloro che cercano nella fatica un riposo ancora più forte.
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Direi che la seconda si addice bene anche a noi… dopo un giro come quello di Antermoia, ci sentivamo tutti un po’ più… riposati!